Si avvia a conclusione un anno poco brillante per gli investitori con posizioni nei mercati obbligazionari mondiali, principalmente per l’aumento di volatilità conseguente alle aumentate aspettative di inflazione in molti paesi occidentali.
Così gli indici da inizio 2021:
EUROPA GOV.CORE -2,67%
EUROPA CORPORATE IG -0,20%
EUROPA HIGH YIELD +3,08%
USA GOV.CORE -2,13%
USA CORRPORATE -0,33%
EMERGENTI BOND -1,14%
EMERGENTI BOND LOCAL -7,81%
(fonte Bloomberg – 31 ottobre 2021)
L’effetto di queste aspettative è la tendenza al rialzo dei rendimenti obbligazionari, con conseguente deprezzamento delle valutazioni dei titoli sul mercato.
Ad esempio: se ho acquistato un titolo obbligazionario a 10 anni a tasso fisso in emissione, quindi al valore nominale di 100, con una cedola ipotetica del 2%, significa che in quel momento i rendimenti a 10 anni erano del 2%.
Immaginiamo che dopo un po’ di tempo i rendimenti di mercato siano saliti al 3%.
Cosa succede al prezzo di quel titolo?
Succede che il prezzo di mercato scende, diciamo a 95, valore che identifica il rendimento a 10 anni in quel momento. Quindi il mio investimento, valorizzato in quel preciso momento, si sta deprezzando.
Tutto ciò avviene in un contesto in cui sia la banca centrale americana (FED) che quella europea (BCE) hanno fatto capire che, da questo mese fino alla metà 2022, ridurranno i piani di acquisto mensili di titoli sui mercati, cioè diminuiranno i sostegni monetari introdotti per contrastare gli effetti della crisi economica seguita all’emergenza sanitaria, acquisti che hanno mantenuta alta la fiducia degli investitori e che hanno garantito stabilità, e prosperità, ai mercati finanziari.
Per l’investitore con profilo di rischio prudente, tuttavia, si presenta, oggi, l’opportunità di investire su attivi adatti, cioè coerenti con il profilo di rischio, con rendimenti più interessanti.
Mai dimenticando la regola base di una buona diversificazione, che per chi investe in obbligazioni significa soprattutto frazionamento dei rischi su più emittenti possibili.
Quindi, in conclusione, è utile ribadire come non si debba cadere nell’errore di guardare all’investimento con lo “specchietto retrovisore”, valutandone la bontà solo con riferimento alle performance recenti, ma saper valutare il contesto di mercato e le prospettive, preferibilmente con l’assistenza di un professionista come il Consulente Finanziario.